Anche le piante annegano, lo sappiamo bene.
di Piero Santonastaso
Il punto è che di solito ce ne ricordiamo quando il danno è fatto, cioè dopo aver esagerato con le innaffiature e lasciato due dita d’acqua nei sottovasi per giorni. Il risultato è che le radici marciscono, senza ossigeno la pianta si affloscia su se stessa e addio. Per evitare guai basta un minimo di attenzione: irrigazioni controllate, mai la terra fradicia, sottovasi svuotati regolarmente. Accorgimenti che però non servono a nulla in questa fase climatica, dal momento che nel periodo autunno-inverno il nemico sempre più di rado è il freddo, scalzato da piogge violente e persistenti, accompagnate da venti molto sostenuti. L’unico modo per contrastare il cambiamento è la prevenzione. A monte, occorrono alcune operazioni di partenza, come accertarsi dello stato del terreno, che sia cioè ben drenato. In giardino, va verificato che non esistano aree di ristagno; nel caso, creare dei canali di scolo. Le piante più alte, soprattutto se esili, hanno bisogno di sostegni per reggere l’urto degli elementi. Eliminare anche il seccume per offrire meno resistenza al vento. Due sono le strade percorribili per evitare gli annegamenti. Le piante in vaso e quelle delicate vanno spostate in un’area coperta e luminosa, quando le dimensioni lo permettono; in mancanza di un riparo, un minimo di protezione si può avere addossando le piante a un muro. In alternativa occorre coprire l’area interessata con un telo impermeabile, che abbia la giusta inclinazione per non crollare sotto il peso della pioggia e sostegni robusti per non essere spazzato via. La seconda strada è ricorrere al tessuto impermeabile alla base della pianta, facendo sì che l’acqua abbia una via di scolo verso una zona in cui non faccia danni. Se la preoccupazione riguarda il freddo, si può procedere con la pacciamatura, predisponendo alla base della pianta uno strato di non meno di 5 centimetri di bark (va bene quello usato per le orchidee), oppure una più economica protezione organizzata con paglia e foglie. L’importante, quando verrà febbraio, è ricordarsi di rimuovere il tutto. C’è anche un’operazione finale, da fare. Dopo il nubifragio, controllare lo stato della vegetazione, segnatamente quello delle radici che potrebbero essere allo scoperto. Ricopritele con cura.