Aspettando che il teatro Ilaria Alpi di Sacrofano apra i battenti
di Raffaello Fusaro*
Chi, da bambino, non faceva teatro. Il teatro viveva nell’espressione: “Facciamo che eravamo?” Che scegliessimo di essere cowboy o indiani, la maestra oppure un calciatore, un super eroe o la parrucchiera, durante l’infanzia abbiamo utilizzato le nostre capacità creative senza allenamento e prove. Il teatro è il gioco più umano che ci sia. L’antica arte del teatro vive dentro di noi in ogni istante di questa esistenza. Per fruire di un teatro senza biglietto, basta sedersi al bar della piazza (specie di un paese) e osservare l’umanità. Davanti ai nostri occhi andrà in scena una congrega di caratteri, temperamenti e tic che sono materia di infinite messinscene. L’arte teatrale accresce la fantasia e la nostra capacità critica. Il teatro svela diversità, incoraggia emozioni e risveglia sentimenti. Il teatro è uno dei pochi luoghi dove è ancora possibile ascoltare senza dover per forza parlare. Il teatro in un paese è importante perché produce empatia. Stando di fronte ad altri esseri umani, ascoltando le loro parole, osservando le loro vite, alleniamo la nostra capacità di immedesimarci in un’altra persona cogliendone pensieri, emozioni, stati d’animo. E capendo gli altri capiamo qualcosa in più di noi. Il teatro, inoltre, riporta lo sguardo orizzontale. Lo distoglie per una o due ore dalla solitudine di uno schermo, riconducendolo su un piano parallelo alla vita. L’isolamento indotto da computer e cellulari in favore di un mondo non reale, a teatro è impossibile. A teatro si va in tanti per assistere dal vivo a un mondo vivo. Si ride insieme, si applaude e ci si emoziona insieme. A teatro è impossibile esser soli. Persino nella sera più sfigata, se uno di noi fosse anche il solo spettatore, non sarebbe comunque solo perché alle sue spalle avrebbe dei tecnici e di fronte degli attori. Sarebbe comunque circondato da esseri umani. Da millenni gli uomini desiderano meravigliarsi, commuoversi, stupirsi. A teatro lo fanno per salvarsi dal grigio, dalle tasse, dalle suocere. Quando ci meravigliamo e siamo stupiti facciamo: “ooooh!” In questo slancio riattiviamo l’entusiasmo, ci scompigliamo e seguiamo con istinto un moto del cuore. Un teatro è necessario in ogni paese perché si crei una comunità più unita, più meravigliata, più pensante, più empatica, più simpatica. Più. Anche a Sacrofano dove il teatro ci sarebbe pure.
(*)Raffaello Fusaro, vive da anni a Sacrofano. E’ un autore, regista e performer letterario. Ha collaborato con Renzo Piano (regia del documentario “Un ponte del nostro tempo”), Danilo Rea, Roberto Vecchioni (regia Infinito tour), Piero Angela (regia di I segreti del mare), Umberto Galimberti, Michele Placido, Gabriele Salvatores e tanti altri. E’ stato tra gli autori del Festival Gaber. Il suo documentario “Le favole iniziano a Cabras” è stato trasmesso da Sky Arte e Rai 1. Nel 2024 ha inaugurato l’Estate teatrale Veronese