Le differenze di genere nell’emotività
di Luigi De Maio, psichiatra
È questa la frase preferita dalle donne per annunciare un temporale in arrivo. Un avvertimento per un esame a cui gli uomini non sono preparati. Una premessa capace di scatenare, in chi l’ascolta, violenti sensi di colpa e di impotenza. All’incalzare delle domande l’uomo reagisce con un balbettio giustificatorio considerato, dalle donne, come una ammissione di colpa. Spesso non c’è una accusa specifica, una chiara mancanza, anche perché le parole vengono inframmezzate da lacrime e segni di sofferenza. Non esistono risposte possibili poiché le accuse sono supportate dalla certezza di chi le formula. È un rincorrersi di «perché tu…» e di «come hai potuto…» che sfoceranno nella condanna finale. Bisogna accedere ai meccanismi neuropsicologici per comprendere l’origine di questo modello di comunicazione. La donna è nel mondo del pensare, è lei che dà un senso, un valore, una emozione alle cose che l’uomo, proiettato molto nel mondo del fare, produce. È lei che analizza ogni sfumatura di comportamento, ogni cedimento affettivo, ogni distrazione emotiva per trarre conclusioni a cui spesso gli uomini non erano ancora arrivati. Si sa che esistono geni della comunicazione verbale che nella donna hanno una maggiore attività, tanto da giustificare il suo bisogno di parlare. Di contro, negli uomini è molto più accentuato il bisogno di fare, in ogni senso, spesso senza pensare alle conseguenze. Infatti, se un uomo tradisce ha bisogno quasi di vantarsi e si fa scoprire facilmente, se tradisce la donna sarà difficile scoprirla, ma se accadesse… accuserà l’uomo di averla spinta a farlo.