Alessia Felici, restauratrice che vive a Sacrofano, donò il lavoro di rinascita della tela nel 2020, in occasione della celebrazione del Giubileo dei suoi cinquant’anni
di M F

(Foto di Romeo Marcori)
Il quadro è di Enrico Bartolomei (Foligno 1815-Roma 1901), pittore e decoratore con forti influenze del purismo preraffaellita. Il dipinto fu eseguito nel 1846, come si evince dall’iscrizione che reca anche la firma autografa dell’autore. In realtà fu ritrovato nella Chiesa di Santa Maria, di cui esistono ancora i ruderi, dopo che fu abbandonata, sconsacrata, fino a che le tegole e i mattoni non furono utilizzate per costruire e restaurare le case del Borgo di Sacrofano. La chiesa in cui la Madonna del Bartolomei fu collocata in una navata, fu probabilmente edificata dalla famiglia Santi, latifondisti di una vasta area che andava da Campagnano fino al porto di Capena, sul Tevere. Tutto fa pensare che il dipinto fosse di loro proprietà. Dunque, in questa area dell’Etruria meridionale, la chiesa di Santa Maria si trovava al centro di un crocevia di percorsi su cui si muoveva il bestiame, che trovava ricovero nelle grandi grotte limitrofe. La destinazione di quelle terre passò dalla proprietà terriera dei Santi all’istituzione delle aree demaniali, dedicate agli usi civici per poi venir istituzionalizzate nei possedimenti dell’Università dei Possedimenti di Bestiame di Sacrofano. Attualmente la madonna di Bartolomei è collocata nella Chiesa di San Biagio, nel centro di Sacrofano. La Chiesa parrocchiale di San Biagio ha promosso, in occasione del Giubileo 2025, anche la valorizzazione delle altre due chiese: la Chiesa di San Giovanni e la chiesa della Madonna della Grotta, entrambe visitabili il sabato e la domenica, grazie all’impegno di volontari. La tela rappresenta la Madonna che nell’atto dell’Ascensione protegge Sacrofano, il cui centro abitato è collocato nel lato più basso del quadro. Il paese è dipinto come se fosse, da un lato preda di un temporale, e dall’altro, irradiato da un raggio di sole. Il restauro, dice Alessia Felici, è stato un lavoro molto delicato, poiché le condizioni in cui la tela è stata prima rinvenuta nella Chiesa di Santa Maria e poi ricollocato a San Biagio non erano certo ottimali per la conservazione. Quest’opera, che non ha solo un valore artistico intrinseco, ma che rappresenta anche, – come abbiamo cercato di raccontare -, alcuni degli aspetti storici dell’evoluzione del territorio è visibile dalle 8 alle 17 di tutti i giorni presso la Chiesa di San Biagio, a Sacrofano.