25 Aprile 1945-25 Aprile 2025: forse una riflessione è meglio di una celebrazione
Le celebrazioni ufficiali spettano alle istituzioni, a noi corre l’obbligo di proporre qualche elemento che contribuisca a riflettere, più che a ricordare. Il fatto è che il percorso compiuto fin qui dalla “Repubblica nata dalla Resistenza” è stato spesso accidentato dalla mancata piena attuazione dell’art.3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Come sarebbe fin troppo facile argomentare, alcune linee guida delle politiche economiche adottate negli ultimi quarant’anni, hanno rinfocolato anziché lenire le disuguaglianze che, con l’art. 1, “la Repubblica democratica fondata sul lavoro” si era prefissa di risolvere. Anche l’art. 11, “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, è attualmente un fin troppo fragile baluardo ai venti di guerra e alle tentazioni belliciste. Se la politica, sia a livello centrale che locale fa molta fatica a comprendere e poi a definire le evoluzioni della realtà politica e sociale; se il consenso elettorale si attesta sul meno peggio; se storia e memoria sembrano i concorrenti di un reality, non sono loro, ma noi che dobbiamo cambiare atteggiamento e di conseguenza abitudini mentali, politiche e culturali. Più coesione e socialità e meno social aiuterebbe a essere più attivi e pensanti e non solo fan e follower. Il che è semplicemente un altro modo per dire che democrazia e libertà devono tornare saldamente nelle nostre mani. Che era quello che auspicavano i padri costituenti.