Continua il nostro racconto sul quartiere-paese. Marcello Cucè, ex presidente del comitato appunto del quartiere, ci ha raccontato i problemi risolti e quelli da affrontare.
dal nostro corrispondente Sergio Messina
Nella scorsa puntata abbiamo “disegnato” un quadro generale di Monte Caminetto. I pro e i contro di un territorio, una parte del paese… lontano dal paese, di grande importanza sia geograficamente sia politicamente, importanza data dal fatto che più di un quarto della popolazione del Comune di Sacrofano risiede e vota qui, in un territorio che tutt’oggi è ancora in espansione. Marcello Cucè, ex presidente del comitato di quartiere Monte Caminetto conosce ovviamente bene la situazione. Partiamo dall’inizio, dai primissimi insediamenti durante il boom economico degli anni 50 e 60, per passare direttamente agli anni 70, quando i cittadini romani iniziano a percepire l’importanza di bilanciare città, lavoro e qualità della vita e logistica e impegno si fondono con tranquillità e benessere, approfittando anche del fatto che a quei tempi le abitazioni fuori dal Grande Raccordo Anulare si acquistavano a prezzi decisamente più bassi rispetto a quelli di Roma, con tipologie decisamente più accattivanti. Villa di 150 metri quadri con ampio giardino versus appartamento di 70 metri quadri con balconcino al quarto piano in quartiere semi periferico, senza cantina e con grande difficoltà di parcheggio, allo stesso prezzo se non addirittura inferiore. Ovviamente col passare del tempo nasce l’esigenza dei residenti di essere in qualche modo rappresentati, si crea il “Comitato di quartiere Monte Caminetto”, formazione più burocratica che sociale, unico scopo comunicazione e informazione tra gli abitanti, il Comune e con la Fraterna Domus, associazione di volontari del Servizio Sociale Cristiano, importante presenza cattolica del territorio, situata proprio nella parte centrale del quartiere. Monte Caminetto inizia quindi a popolarsi ma mantiene fino alla seconda metà degli anni 90 una distribuzione edilizia ancora abbastanza spoglia, conserva in gran parte la tipologia urbanistica originale degli anni 70, e fino a quel momento l’intera zona, nonostante la sua grande estensione e la notevole distanza tra le abitazioni, veniva trattata e considerata come fosse un residence. Si era addirittura paventata l’idea di chiuderne l’accesso con una sorta di ingresso privato, idea poi accantonata. Una serie di ostacoli burocratici, strade private a uso pubblico e altre difficoltà ne decretarono l’oggettiva non fattibilità del progetto. All’inizio del 2000, con l’arrivo di Marcello Cucè come consigliere dell’allora Presidente, il Generale Piesce, il Comitato di Quartiere prende nuova vita e gli obbiettivi vengono ridefiniti, aprendone in maniera ideale i confini, mossa necessaria anche dettata dall’edilizia di completamento, in quegli anni particolarmente prolifica che stava trasformando Monte Caminetto portandolo a essere a tutti gli effetti un insediamento urbano particolarmente consistente. Cucè, insegnante con una grande passione per la comunicazione per il territorio, sacrofanese solo di adozione essendo siciliano di origine, ha una missione: migliorare ciò che lo circonda, coinvolgere quante più persone possibile per creare un’identità e una comunità. Marcello però deve suo malgrado abbandonare la posizione di consigliere proprio in quegli anni per dedicarsi alla sua attività lavorativa, pur sempre rimanendo in contatto con il Comitato con il quale era legato. Ritorna nel 2016 da Presidente ma durante la sua assenza il Comitato si era un po’ chiuso in se stesso. Inoltre la “struttura” di Monte Caminetto, proprio per la tipologia del quartiere stesso, è fatta sopratutto di ville e non essendo un condominio limita fortemente il contatto umano. Le abitazioni, allora, diventano piccoli feudi che impediscono di fatto il contatto sociale, e come se non bastasse gli abitanti sono soprattutto professionisti e imprenditori che la mattina si recano nella vicina Roma per tornare poi solamente la sera. L’obbiettivo, certamente ambizioso, diventa quello di mettere in contatto i residenti in modo che si possa creare un legame sociale e conviviale, attraverso l’organizzazione di feste ed eventi in modo da creare una sorta di vita di paese, un’occasione per conoscersi, condividere, discutere e cercare di risolvere o quantomeno migliorare situazioni e problematiche del comprensorio e non solo. Ci fermiamo qui per ora. Ma approfondiremo queste e altre dinamiche, dalla gestione delle risorse alla crescita della comunità fino alle opportunità che il territorio ha affrontato e dovrà ancora affrontare nei prossimi anni.