Verdure o fiori, frutta o piante. E’ ormai diffusa in tutta Italia la possibilità di dare in gestione terreni ai cittadini che possono usufruire dei loro prodotti. E ci guadagnano tutti.
di Enrico Testa
Metti una giornata nell’orto e poi mettici anche una sera a cena. Poi parli come magni e vissero tutti felici e contenti. Da tempo, e praticamente ovunque, si è pensato e quindi organizzato, di unire fiori e cavoli. In pratica: i comuni rivalutano un terreno magari abbandonato o purtroppo destinato a cementificazioni realizzate con un triplo salto carpiato, affidano a cittadini con requisiti che si trovano nei vari bandi singoli spazi che poi diventeranno orti o giardini privati. Ognuno pianta e quindi mangia quello che gli pare con evidenti risparmi sulla spesa di tutti i giorni, le amministrazioni guadagnano qualche eurino e regalano ai paesi una bellezza visiva e – questa è la nostra proposta – così facendo si potrebbero anche aiutare concretamente senza simil gratta e vinci o donazioni spesso fasulle le famiglie che, dichiarazioni dei redditi alla mano, risultano maggiormente in difficoltà. La Nuova Sacrofano ha un sogno nel cuore e un giuramento d’amore e, nel caso, si prenota in anticipo, diciamo uno spazio cinque per cinque metri, per potersi occupare del suo orto o giardino il cui ricavato destineremmo a iniziative culturali vere e proprie per i più giovani, ché non si vive di sola musica classica, reading di poesie e corsi di cibernetica con circuiti di mille valvole. Chi ha sempre avuto il desiderio di consumare quello che produce, soprattutto se più anziano, quindi con maggior tempo libero a disposizione, può anche ammazzare il tempo prima che sia questo ad ammazzare noi. La scoperta dell’acqua calda era più complicata. A volte c’è nulla da inventarsi e basta niente per regalare un po’ di felicità e, perché no, un sostegno alle buste paga, e beato chi ce le ha, sempre più all’orizzonte rispetto alla vita quotidiana. Dateci il nostro orto quotidiano. Daje.
(Per saperne di più: www.comune.roma.it)