Sacrofano può vantarsi di un primato al femminile
di Anna Innamorati

Augusta Orazi (1893-1969).
Il suo nome disegnava già il suo destino. Forma femminile del nome latino Augustus, basato sul verbo augure: “far crescere cose eccelse attraverso le difficoltà”. E Augusta lo fece. Rimase vedova a 53 anni con 4 figli, tre ragazze e un bimbo di soli 12 anni nato inaspettato in tarda età. Erano gli anni ’50, si cominciava a ricostruire l’Italia sognando un futuro prospero di novità e non più basato solo sulla campagna e gli animali. Lei cercava un’idea che le permettesse di far crescere in modo più moderno quel figlio maschio assicurandogli agiatezza e prosperità. Era una donna in carne e dalla morte del suo adorato Attilio, sempre vestita di scuro, ma mai avvilita o sconfitta. Un bel sorriso per tutti, uno sguardo vivace e diretto, una forte capacità di organizzare e seguire la vita dei suoi figli. Era abbastanza erudita per quei tempi. Suo nonno, Segretario comunale, aveva disseminato il saper leggere, scrivere, parlare Italiano e far di conto sulla progenie. E per Augusta fu un gran dono. Non poteva andare in campagna e fare lavori duri e faticosi perché il suo cuore dava dei problemi, che mal curati la rendevano fiacca. Lasciò la cura faticossima delle proprietà alle due figlie maggiori e si impose di provare una via diversa. Un viaggio in corriera a Roma le aprì gli occhi scoprendo le attività commerciali, le rivendite, i negozietti che offrivano merci varie ed eccola l’dea: un emporio. I soldi scarseggiavano, le spese erano tante, non poteva aprire un locale apposito. Troppo rischioso. Decise comunque di provare e iniziò con un piccolo spaccio a casa. Oggi si direbbe “fece una ricerca di mercato”. Trattava pasta sfusa, conserva, tonno, alici in salamoia, cacio e addirittura ottenne una licenza da “bar” per poter vendere alcolici e soprattutto vino sfuso. Funzionò alla grande. Le donne accorsero spinte dalla curiosità, dalla solidarietà, dalla novità di poter “fare la spesa” con cura, varietà, prezzi convenienti e la simpatia di Augusta. Due anni dopo trovò un locale, lo affittò e aprì il suo “Emporio” in Via di Mezzo nel cuore del borgo antico di Sacrofano. Lei troneggiava dietro un bancone alto, circondata da ogni ben di Dio (per l’epoca). Tutto si vendeva a grammi o etti, avviluppando ogni cosa nella carta marroncina e spessa, quella da pacchi. Capì che non servivano solo alimenti ma anche calzette, biancheria, tovagliette, piatti e bicchieri. Ebbe cura di aiutare i più bisognosi che pagavano a fine mese. Scriveva tutto nel quadernetto nero con i profili rossi che teneva lì a portata di mano. Tanti, soprattutto lavoratori stagionali venuti da lontano, le furono grati e poco alla volta trasferirono le famiglie a Sacrofano e mai Augusta fu dimenticata. Il credito solidale era una forma di sopravvivenza. Augusta non si fidava delle Banche. Teneva i soldi (quelle specie di lenzuoli di carta) in una valigia con fibbie nella sua camera da letto. Tutti in famiglia sapevano ma nessun osava contraddirla. A noi bambini che vociando e correndo nel borgo piombavamo nell’emporio ci offriva sempre una pasticca di menta bianca che pescava da un grande vaso di vetro posto sul balcone. Per noi una prelibatezza, una carezza. La sua idea prosperò e suo figlio la affiancò ancora giovanissimo, decidendo qualche anno dopo (intorno al 1959) di ampliare l’attività. L’Emporio divenne un rinomato punto di riferimento e Augusta nonostante gli anni continuò a sedersi al suo posto, godendosi le chiacchiere, il lavorio, il successo e quel sogno che si avverava e che avrebbe lasciato in eredità. Augusta Orazi, prima donna Imprenditrice di Sacrofano: una storia di lotta, passione, creatività e tanta umanità. Questa era mia nonna.