Per gli abitanti quella che oggi è piazza XX Settembre questo salotto a cielo aperto non cambierà mai denominazione
di Gaia Villò
Se cercate sul navigatore risponderà al nome di Piazza XX Settembre, ma se lo chiedete a un sacrofanese sarà sempre Piazza de’ pozza. Secondo alcuni cittadini, l’origine di questo nome andrebbe ricercata nella storia, per altri invece avrebbe a che fare con la composizione geologica del territorio. Entrambe corrispondono a verità. Dobbiamo considerare che circa seicento anni fa Sacrofano era parte attiva del distretto vulcanico, che si estende dal Mar Tirreno fino al monte Soratte. Torneremo più volte a parlare della cinta calderica su cui nacque il paese, poiché tale conformazione geologica sarà fondamentale per la storia a venire. Nel caso specifico di Piazza de’ pozza, il sito poggerebbe dunque su un’area geologicamente cava. Ma cosa sono le pozza? Se pensiamo che l’attività esplosiva degli edifici vulcanici terminò circa quarantamila anni fa, è strano pensare che il nome derivi dai crateri presenti nel territorio. Infatti, proseguendo su un’immaginaria linea del tempo, arriviamo a memorie decisamente più moderne. Diversi compaesani di vecchia generazione ricordano benissimo come la cavità sottostante la piazza fosse stata utilizzata per costruire delle cisterne atte alla raccolta dell’acqua. “Le pozza”, quindi, sarebbero dei veri e propri pozzi costruiti dall’uomo su un letto preparato dalla natura. Oggi, Piazza de’ pozza ha cambiato volto. Non ci sono più la storica pompa di benzina, “Gigi o’ spaccio”, “Marietta”, “Ricciardo”, e con loro tanti altri. All’attuale civico 32, però, resta intatto l’angolo ombroso e ristoratore da sempre noto a tutti come ‘O sseditore’ e con esso, ancora viva, è l’anima di uomini e donne che lì seduti hanno reso autentico, corporeo e irripetibile il corso del tempo. O’ sseditore era il luogo in cui rallentavano le lancette, il divano di quel grande salotto chiamato più brevemente “e pozza”, dove dopo il lavoro ci si sedeva a bere, discutere, raccontare, scrivere, recitare, litigare, stringersi al dolore di un amico o festeggiare. Piazza XX Settembre, ora, è una sala arredata in chiave moderna, si, ma figlia orgogliosa di un luogo magico, uno spazio condiviso che sa di casa e somiglia, ancora oggi, a una tipica famiglia italiana.
NOTE
1) Ulteriori informazioni sono disponibili nel testo Il vulcano di Sacrofano, Donatella de Rita, Ireco editore;
2) Secondo alcuni intervistati esisterebbe un vero e proprio labirinto sotterraneo da esplorare;
3) A suggerire l’idea del “salotto” fu Amerigo Maiorchini nella sua poesia “O salotto de Scrofano”, rintracciabile nella raccolta da lui firmata: Le pastinache.