I social creano tra i giovani *asocialità* e violenza non solo verbale

20/10/2024 | I Comportamenti

di Luigi De Maio, psichiatra

Volendo dare un significato alla parola violenza potremmo tradurla in: tutto ciò che viola sia fisi­camente che moralmente la soggettività indivi­duale. Possiamo dedurre che siamo circondati da violenza, siamo spinti a pretendere piuttosto che chiedere, a urlare piuttosto che parlare, a imporre piuttosto che suggerire. È questa la realtà con cui en­trano in contatto i ragazzi, una realtà fatta di arroganza nella comunicazione e di superficialità nei contenuti. Non si educa più all’attesa in funzione della meta, né al rispetto dell’altro, ma si spinge al “tutto e subito “, dove chiunque dovesse porre impedimenti diventa un inutile ostacolo da superare. I ragazzi sono il prodotto della società che li circonda, sono i figli lasciati parcheggiare col telefonino o davanti a un video, perché non dia­no fastidio. I più, cresciuti alla ricerca di identità e di regole che cercano nei media, – dove si sentono libe­ri di esprimere i propri dubbi, le difficoltà, il senso di isolamento. Confrontandosi con questo mondo virtua­le imparano a nascondersi come persone per diventare personaggi alla ricerca di un “like” che possa illuderli di essere amati e riconosciuti. L’altro non si tocca, non si ascolta, non si annusa. L’altro non c’è nemmeno nella relazione affettiva e/o sessuale. Diventa un oggetto da postare in un confronto anonimo che bisogna costante­mente rinnovare. Noi ci nutriamo di carezze, di contatti, di essenza dell’altro per scambiare emozioni e per cono­scerci. Non siamo fatti per autogestirci in una forma di onanismo mentale. Questa assenza diventa la madre dei bamboccioni, della rabbia sociale, del l’isolamento af­fettivo, degli attacchi di panico. La violenza è la corazza che si indossa per anestetizzare le paure, le incertezze e i dubbi che nessuna chat potrà chiarire. È la maschera del personaggio che non ha anima, che non è capace di valutare le conseguenze delle proprie azioni. Un per­sonaggio che cerca solo un altro apparire da postare e “vedere di nascosto l’effetto che fa”.

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