Prima dei tutor e delle ripetizioni a pagamento chi ci aiutava a imparare le tabelline, i nomi dei fiumi e tanto altro? Quanto sarebbe importante per giovani e anziani collaborare?
di G. V.
In qualsiasi comunità il ruolo della scuola è fondamentale. Ma il termine “scuola”, oggi, che cosa significa? Se anni fa era associato soltanto alle ore spese in un istituto, ora comprende una serie di attività correlate, importanti tanto quanto il lavoro in classe. Il doposcuola, fra queste, è un servizio utile a migliaia di studenti. Attraverso uno studio sussidiario e organizzato in piccoli gruppi (o individuale), questa istituzione continua l’opera della scuola offrendo aiuto a ragazzi di ogni età e grado, allenando il loro spirito di collaborazione e agevolandoli nella comunicazione. Sarebbe importante, specialmente in una realtà piccola come Sacrofano, fornire agli studenti uno spazio per imparare, conoscersi e condividere un’età cruciale. Il nostro paese dispone di una biblioteca di recente costruzione, luogo facilmente raggiungibile dagli alunni delle scuole. Sarebbe il posto perfetto per lo sviluppo del progetto doposcuola. I tutor specializzati che esercitano nel nostro paese avrebbero l’opportunità di avere una sede più grande e di aiutare, dunque, un numero più ampio di studenti. I genitori dei ragazzi saprebbero di poter usufruire di questo servizio, sostituendolo alle singole lezioni private troppo spesso alienanti e molto costose. Sicuramente servirebbero dei volontari disposti ad aiutare i tutor nella pianificazione di questo programma, persone che possano allo stesso tempo aiutare i ragazzi e l’intera comunità. Ma quando eravamo bambini e la scuola non era nient’altro che un istituto, quando i tutor non esistevano e il doposcuola si improvvisava, per dire, ai giardinetti, chi ci aiutava a studiare? Grazie a chi, spesso, abbiamo imparato a fare le divisioni o a memorizzare i fiumi delle regioni italiane? Facile: ai propri nonni.Ecco, questa è la proposta: far sì che quei volontari possano essere le persone iscritte al centro anziani, ch e nel tempo libero potrebbero far parte di una realtà giovane e dinamica, diventare dei “nonni in prestito” che raccontano la storia e aiutano a memorizzare le tabelline. Fare questo significherebbe recuperare il bello di un passato a cui si può tornare, creare un importante contatto fra inesperienza e saggezza e riallacciare il rapporto ancestrale tra ciò che è già stato e quel che sarà. Pensateci.