Maria Teresa Boncompagni, classe 1892, è stata la prima annunciatrice nella storia, appunto, della radio. Fu soprannominata “l’usignolo” per la qualità della voce. Per lei il “mitico” Nunzio Filogamo spese parole importanti
di Cristiano Ercoli
Nel mondo delle trasmissioni radiofoni- che italiane, pochi nomi evocano un sen- so di storia e innovazione quanto quello di Maria Luisa Boncompagni. Nata a Sacrofano il 7 dicembre 1892, non poteva sapere che la sua voce avrebbe risuonato in milioni di case italiane, diventando una delle prime voci femminili a fare breccia nel nuovo e affascinante universo della radio. Lei era la prima in tutto: la prima annunciatrice della radio, la prima voce che sbucava dal buio dell’etere in una sera di inizio ottobre di cento anni fa. È il 6 ottobre del 1924 quando va in onda la prima trasmissione radiofonica italiana, alle ore 21 Maria Luisa Boncompagni dai microfoni della neonata URI (Unione Radiofonica Italiana) annuncia l’inizio delle trasmissioni dalla stazione di Roma S. Fi- lippo (nel quartiere Parioli di Roma, che all’epoca era aperta campagna). E dice: «Uri, Unione Radiofonica Ita- liana, 1-Ro stazione di Roma. Lunghezza d’onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione del- la prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari: il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, Alberto Magalotti, Amedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto Opera 7, I e II tempo». In quell’occasione storica, fu proprio la sua voce, ad aprire un’epopea fantastica segnando così l’inizio di un’era. Anche se un contenzioso storico attribuisce queste prime parole alla Ines Donarelli, ma lei rimane la prima anchor woman del mondo. Per più di quarant’anni è la voce della radio, la mamma delle “signorine Buonasera”, la nonna delle dj, la sua voce attraversa l’Italia fascista arrivando a quella del dopoguerra, dalla Dolce vita al Sessantotto. È lei a leggere il bollettino della vittoria della Prima guerra mondiale firmato Diaz, è lei a lanciare l’appello ai superstiti del dirigibile Italia subito dopo la tragedia al Polo Nord. La chiamano “l’usignolo della radio”. «Era così popolare raccontava il celebre Nunzio Filogamo, suo compagno di lavoro – che i malati applaudivano solo a sentirne la voce, le volevano bene senza averla mai vista in faccia». La Boncompagni si ritirò dalla radio negli anni Sessanta, ma il suo im- patto e il suo contributo al mondo delle trasmissioni radiofoniche non furono mai dimenticati. Morì a Roma il 22 febbraio 1982, lasciando un’eredità di cui ancora oggi si sente l’eco. Per lei solo un vitalizio della Rai, unito alla pensione di ottantamila lire, che le permettono di vivere decentemente. Fino a quel momento per vivere impartiva lezioni private di dizione a casa sua.