di MF
In tempi di crescenti disparità sociali, parlare di vacanze rischia di mettere in rilievo la mancanza di due fattori: la disponibilità del tempo e la propensione alla spesa. Ecco la nostra idea che può diventare una proposta: praticare l’ozio. L’otium, come lo chiamavano gli antichi, è lo spazio per l’anima e il luogo dei piaceri del corpo. In quanto tale, è alla portata di tutti. Che la vacanza sia lunga o breve, svuotarla di frenetica attività economica, cioè dello stress da lavoro, della frenesia degli acquisti, aiuta a riempirla di attività mentale, di meditazione, letture, di silenzio e contemplazione della natura, accanto a un’alimentazione fatta di cose semplici e consumate con calma. E poi, fuori dalla mania della competizione, camminare, andare in bicicletta o nuotare. E riposare, dormire e sognare come pratica semplice ed efficace dell’ozio. Per Catullo è l’attività che una persona svolge per suo interesse, l’otium era altro dal negotium, cioè dal lavoro, dagli affari. Per Seneca è il modo perfetto per fare un passo indietro dagli impegni e dedicarsi al proprio miglioramento interiore. Per Cicerone è il tempo libero da dedicare alla tranquillità dei propri pensieri, delle proprie attività intellettuali. Più recentemente, il sociologo Mimmo De Masi (1938-2023) ha scritto: “Nella società post-industriale in cui la creatività predomina sulla manualità, i confini tra lavoro, studio e gioco si confondono. Questa fusione genera l’ozio creativo”. (“Ozio creativo”, Domenico De Masi, Rizzoli, 2022). Ecco che fare di nuovo quest’estate: sperimentare l’ozio. Dove? Dove c’è aria buona, non ci sono rumori di traffico, c’è tanto verde, tranquillità, i prezzi sono buoni, gli abitanti gente tranquilla. Cioè, a Sacrofano.