In attesa che apra una sala cinematografica, vi presentiamo un film che ci piacerebbe fosse proiettato a Sacrofano
di Riccardo Tavani
È più di un documentario e più di un film messi insieme. È uno sprofondare alle radici ancestrali della civiltà europea, per mostrarne la vitalità febbrile, attiva, sempre attuale, sotto l’epidermide del presente, in scorrimento sotterraneo permanente verso il futuro. È Anime galleggianti, film del 2024 di Maria Cristina Giménez Cavallo. Italo-americana, sua madre, Jo Ann Cavallo, prof di letteratura latina, le ha trasmesso il morso non solo di tutti quei grandi poeti – in primis Ovidio e le sue Metamorfosi –, ma anche dei miti e delle leggende arcaiche che ritroviamo in canti e rappresentazioni tradizionali in diverse regioni del Mediterraneo. La Sardegna, mitologica sopravvivenza di Atlantide sotto di essa sprofondata, è davvero un continente serrato in uno scrigno di anfratti, lingue, canti, silenzi, che non si schiude facilmente, lasciando chi vorrebbe penetrarvi al solo rivestimento, come quello di superficie delle sue querce da sughero. Il fascino, però, è un fenomeno di reciprocità. Lo si esercita e lo si subisce. La terra sarda non poteva sfuggire al fascino di una proposta che svelava il tesoro misconosciuto del suo arcaismo eternamente presente, e dunque sempre in simbiosi tra passato e futuro. E con ‘terra’ si intendono inseparabilmente i suoi abitanti. Anche il film è uno scrigno cinematografico aureo che condensa in appena settanta minuti una materia poetica la cui tessitura ci penetra in modo drammaticamente suadente. Pitagora, Callisto, le Parche, Aracne, la Filolanza, Apollo e Dafne, Plutone e Proserpina, Orfeo ed Euridice, in giardini, castelli, grotte, gole di pipistrelli, protagonisti in luoghi nuragici incantati e misconosciuti, tra canti e danze tradizionali, spesso nella consumazione della violenza umana e divina contro l’originario femminino simbiotico con la Natura.