Canti, presepi itineranti, Mos Nicolae, colinde, sarmale, “Irod-ul “e “Viflaim-ul”, nomi carichi di significati per tutti i cristiani, che derivano da Erode e Betlemme
di Cristina Cotarta
Una volta all’anno tra i romeni che abitano a Sacrofano cresce ancora più forte la una nostalgia che nemmeno le meraviglie di questo Paese riescono a placare: sono le tradizioni collegate alle feste invernali romene – l’emozione della prima nevicata, l’entusiasmo che riscalda corpo e spirito del poter passeggiare a bassissime temperature, i pupazzi di neve, i canti natalizi che risuonano da ogni parte, in strada, alla tv, le ricette ereditate dalle proprie nonne per le feste, le porzioni esagerate, le visite agli amici e parenti. Canti, presepi itineranti, Mos Nicolae, colinde, sarmale, “Irod-ul “e “Viflaim-ul” (nomi carichi di significati per tutti i cristiani, che derivano da Erode e Betlemme). Le tradizioni del Natale romeno ogni anno risuonano da inizio dicembre fino al 6 gennaio. A renderle ogni anno vive non sono però solo i cittadini che non hanno lasciato la Romania ma anche coloro che per lavoro, studio o per stare con la loro famiglia vivono a Sacrofano. Dall’inizio di dicembre e in particolare dal 6 dicembre, giorno del “Vecchio Nicola” (Mos Nicolae) fino al Natale ortodosso i romeni di Sacrofano praticano le loro tradizioni, anche grazie all’aiuto della chiesa ortodossa “Sf. Filofteia de la Curtea de Arges” di Castelnuovo di Porto (RM) e “del monastero “Sfantul Prooroc Ilie Tesviteanul”, di Civita Castellana nei quali si narrano le vicende bibliche e risuoneranno le “colinde” – i canti natalizi romeni. Per molti, anche bambini – anche se ormai più italiani che romeni per vita vissuta – è Mos Nicolae a rappresentare il giorno dei doni. È l’equivalente di Babbo Natale che, assieme al Santa Claus anglosassone (termine che deriva dall’olandese Sinterkloos) è legato alla figura storica di San Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia). Su quest’ultimo si narrano storie e leggende: una di queste, quella secondo cui schiaffeggiò l’eretico Ario durante il Concilio Ecumenico di Nicea nel 325, ne fa derivare la tradizione secondo cui la notte del 5 dicembre ai bambini romeni disobbedienti e pigri Mos Nicolae porterà un’asta come monito, mentre a quelli rispettosi e obbedienti i regali (di solito dolci o giocattoli). Una tradizione che in qualche modo sopravvisse anche al periodo comunista, quando nella Romania atea, Babbo Natale e San Nicola vennero ribattezzati “Babbo Gelo”. Se per i bambini la tradizione viene rispettata con i regali del “Vecchio Nicola”, che si uniscono alle tradizioni del Natale italiano, raddoppiando di fatto i doni, per i grandi invece, il fattore di equilibrio, sia fisico che spirituale, è rappresentato dall’autoimposizione: il digiuno, uno dei cardini della religione ortodossa ed una volta concluso il digiuno il giorno di Natale anche la gastronomia rientra a pieno titolo tra le tradizioni più amate: le ‘sarmale’ nazionali, quei saporitissimi involtini di carne e riso in foglie di verza, le salsicce, i particolari insaccati, “cozonaci” (panettone) un vero brand del paese, una specie di ‘Made in Romania’. Appena pochi anni fa questi prodotti si potevano trovare solo nei negozi con specialità romene. Ultimamente invece hanno fatto la loro apparizione anche sui ripiani dei supermercati italiani diventando alla portata anche dei consumatori italiani. Allo stesso tempo questo rappresenta un chiaro indicatore della forte presenza dei romeni in tutta la penisola. Chi non riesce a tornare in Romania in questa occasione ritrova questa magia all’interno delle associazioni di romeni, della chiesa ortodossa, ambienti nei quali le tradizioni degli inverni romeni sono perpetuate da un anno all’altro, da una generazione all’altra, e poi la gioia di ricevere un regalo o la minaccia di qualche simbolica punizione per i bambini rappresentano forti motivazioni per il rispetto delle regole e il ‘Vecchio Nicola’ o la Befana sono quelli che, nell’immaginario dei bimbi, premiano o meno i loro comportamenti.